In Piemonte criteri beffa per l’autorecupero delle case popolari

Nella città in cui ogni anno 12 mila persone fanno richiesta per avere una casa popolare, e circa la metà viene giudicata idonea e inserita in lista d’attesa, è surreale che non si trovino 70 famiglie con i requisiti per ottenere un alloggio da ristrutturare in minima parte e poi abitare. Eppure è quel che sta succedendo, come scrive La Stampa. Lo scorso anno la Regione Piemonte ha approvato una legge che mette gli alloggi inagibili o con scarsa manutenzione destinati all’edilizia sociale a disposizione di chi è disponibile a recuperarli – purché i lavori necessari non superino i 7 mila euro – con la possibilità di sottrarre dall’affitto i soldi della manutenzione effettuata. L’idea era offrire una valvola di sfogo in una situazione incandescente: a fronte di 5-6 mila aventi diritto, l’Atc (Agenzia Territoriale per la Casa) ha un patrimonio di alloggi ridotto e ne riesce ad assegnare non più di 500 l’anno. Atc ora ha pubblicato un bando mettendo 64 alloggi in città a disposizione delle famiglie in graduatoria. Case di varie dimensioni, che necessitano di piccoli lavori: sostituzione di piastrelle, lavabo, wc, termosifoni, infissi. Ma finora ne sono stati assegnati solo 12. Il motivo? Recependo la legge regionale il Comune di Torino – quando era ancora in carica la passata amministrazione – ha introdotto una soglia di sbarramento (non prevista dalla legge regionale) così alta che riserva l’accesso all’autorecupero solo a chi è già in cima alla lista per la casa popolare. Un controsenso: chi sta per avere un alloggio a norma perché dovrebbe accettarne uno da rimettere in sesto? Infatti chi ha i requisiti (a parte le 12 famiglie, di cui 11 straniere) non ha partecipato al bando e tutti gli altri – centinaia, che hanno punteggi inferiori ma avrebbero accettato di corsa – sono stati respinti.

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